La casa di Madiswil era stato costruito per due famiglie. La pianta della casa è divisa in due lungo la linea del colmo, a destra e a sinistra vi sono a specchio i locali d’abitazione e la stalla.
Contrariamente alla maggior parte delle case contadine, questo edificio pluriuso era stato costruito nel 1709 per due famiglie. La pianta della casa è divisa in due lungo la linea del colmo, a destra e a sinistra vi sono a specchio i locali d’abitazione e la stalla. Nella parte centrale, le due famiglie usavano in comune la cucina, l’aia e l’accesso ai fienili.
Dall’aia si ha un’ottima visione della possente struttura costruttiva. L’enorme tetto è sostenuto da montanti visibili in tutta la loro lunghezza. Dal colmo alla gronda, scendono i puntoni di sostegno della copertura. Perpendi colarmente a queste travi, i correntini sorreggono la copertura del tetto, oggi fatta di scandole.
Quando nel 2009 bisognò rifare il tetto, ci vollero ben 160 000 scandole. Fino al XIX secolo, la copertura del tetto era in paglia, poi questo materiale fu abbandonato a causa dei mutamenti intervenuti nell’agricoltura (la paglia mancava) e dell’elevato pericolo d’incendio. La forma del tetto a quattro falde, con quelle delle facciate lunghe fi n quasi a terra, è rimasta immutata e conferisce alla costruzione un carattere marziale.
Le vecchie cucine erano «antri» bui. Di luce ve n’era poca e il fumo dei focolari aperti che bruciava occhi e polmoni ristagnava a lungo prima di trovare una via d’uscita. Era in questo ambiente pieno di fumo che le donne cucinavano, e si può ben immaginare com’era trecento anni or sono la vita di una contadina quando non era a lavorare nei campi o nella stalla ad accudire il bestiame.
Il fumo è oggi considerato un fastidio, dannoso alla salute e inquinante. Ma un tempo, era un elemento apprezzato dai contadini, che potevano facilmente affumicare quel che andava conservato. Dopo la mazza, anche a Madiswil le salsicce e le pancette erano appese per l’affumicatura. La carne in tavola era sempre un avvenimento speciale. Generalmente, si mangiava nel tinello, dove di fumo non ce n’era. La stufa in arenaria che scaldava il tinello era caricata dalla cucina e lì scaricava anche il fumo che dall’aia si liberava poi all’aperto.