La Casa di Leutwil è una struttura polivalente come l’imponente Casa contadina di Oberentfelden che sorge proprio dirimpetto.
Il 10 agosto 1802, sette case bruciarono a Leutwil, compresa quella denominata im Zopf. Al suo posto risorse subito un nuovo edificio, come attesta la data 1803 dipinta assieme agli attrezzi da carpentiere sulla porta del fienile. Quand’era possibile, si recuperava tutto quello che potesse ancora servire, e infatti per costruire la stufa di maiolica furono riciclate piastrelle provenienti da una stufa più vecchia, come sta a indicare il millesimo 1734 che si legge su una di esse.
Il committente era con tutta probabilità Heinrich Aeschenbach, detto Schmidheiri (Enrico il fabbro). I locali sono piccoli e bassi, Schmidheiri non era un contadino ricco. A partire dal 1819, la casa fu quasi sempre abitata dai Gloor, una famiglia di condizioni modeste, priva dei mezzi fi nanziari necessari ad ammodernare il manufatto. Un fatto deprecabile in passato, ma che si è rivelato un vantaggio per la conservazione della sostanza originale.
La Casa di Leutwil è una struttura polivalente come l’imponente Casa contadina di Oberentfelden (221) che sorge proprio dirimpetto. Il tipo di costruzione è lo stesso, il tetto è di paglia, ma la vita dei rispettivi abitanti era ben diversa…
L’ultimo occupante della casa, Adolf Gloor, morto nel 1964, era una persona modesta. In estate aiutava i contadini a far fieno, d’inverno lavorava come boscaiolo. Era un piccolo contadino che doveva accontentarsi di coltivare un frutteto e un orto. Al momento di essere traslato al Ballenberg, l’edificio era abbandonato. La modestia degli spazi documenta quanto minime fossero le esigenze della vita rurale del passato.
I focolari aperti nelle cucine, i materiali infiammabili, scarsi mezzi per combattere il fuoco – l’elenco degli incendi e delle cause che li hanno provocati è lunghissimo in tutti i Cantoni. Al Ballenberg, sorgono alcuni edifici che furono ricostruiti, come appunto questo di Leutwil, ma senza l’aiuto delle assi[1]curazioni, a quel tempo ancora di là dal venire…