Questa rudimentale forma edilizia era diffusissima negli alpeggi dell’Oberland bernese.
I fattori che hanno condizionato la forma degli edifici alpestri sono il vento, il maltempo, le valanghe, le frane, il loro uso per gli uomini e per gli animali. Sono pochi quelli che hanno resistito all’usura e sono sopravvissuti fino ai nostri giorni. La Casera dell’Axalp rappresenta in tal senso un’eccezione: è lì da cinquecento anni!
La cascina, costruita con tronchi sovrapposti a castello, è costituita da un locale unico che accoglie un focolare con il braccio girevole (la cicogna) su cui era appesa la caldaia per riscaldare il latte, gli utensili per la mungitura, per la caseificazione e per far legna, e un soppalco sporgente sopra il portico con il giaciglio degli alpigiani sotto il tetto. Questa rudimentale forma edilizia era diffusissima negli alpeggi dell’Oberland bernese.
Un tratto caratteristico di queste costruzioni dette Mälchhiisli, letteralmente «casette della mungitura», è il portico coperto antistante alla porta d’entrata, dove avveniva la mungitura. Il pastore faceva entrare una mucca per volta, aprendo il cancelletto a destra del frontone, la mungeva e, a operazione terminata, la liberava aprendo il cancelletto dall’altra parte. Un accorgimento tanto semplice quanto pratico che facilitava un poco il duro lavoro del mungitore.
Sul corte alpino di Litschentellti (Litschentälchen, 1850 m.s.l.m.), facente parte dell’Axalp in territorio di Brienz, sorgevano due cascine simili. Una a travi squadrate, datata 1503, rinnovata in loco, l’altra traslata al Ballenberg, la quale, pur essendo più recente (1520), rivela un aspetto più antico perché costruita con tronchi interi non squadrati.