In primavera, nella carbonaia del Ballenberg si produce il carbone di legna.
Sulla fabbricazione del carbone di legna e sui carbonai circolano molte storie. Questa attività era assai diffusa nei territori ricchi di foreste, il cui esbosco risultava faticoso. Il carbone di legna era molto ricercato perché produce un calore elevato e si prestava ottimamente alla fusione del ferro e del vetro.
I carbonai erigevano la catasta direttamente nel bosco, dove vivevano in condizioni più che modeste. Andavano al paese solo per fornire il carbone e si ritrovavano con tanti soldi in saccoccia. Molti di loro erano considerati tipi strani, e non c’è da stupirsi neri com’erano per via del lavoro! Si diceva che una persona fosse «nera come il carbone» per dire che era sporchissima o che avesse «un’anima nera come il carbone» se piena di colpe. La figura dell’«uomo nero» è stata a lungo usata come spauracchio per i bambini, che l’hanno esorcizzata inventando l’omonimo gioco.
La legna più adatta è quella dura, come il faggio. La prima operazione consiste nell’erigere la carbonaia con i tondelli e in mezzo una stanga. Su tutta la catasta alta circa 3 metri viene poi steso uno strato di strame o di rami d’abete, a sua volta ricoperto da un involucro di terra e diresidui di precedenti accensioni (pell) di una ventina di centimetri. Prima di accendere la catasta, si libera il camino dalla stanga e vi si gettano i tizzoni ardenti. Il carbonaio deve mantenere una combustione lenta e uniforme. Per regolarla, vengono praticati e otturati fori di aerazione. La carbonizzazione di 50 sterri di legna dura dai 10 ai 12 giorni e dà circa 4 tonnellate di carbone.