Lancy, un tempo villaggio, oggi quartiere urbano, nel 1762 giaceva ancora in mezzo alle vigne. La famiglia Chaulet fece costruire un piccolo torchio in una di queste vigne.
Lancy, un tempo villaggio, oggi quartiere urbano, nel 1762 giaceva ancora in mezzo alle vigne. La famiglia Chaulet fece costruire un piccolo torchio in una di queste vigne. Il materiale necessario fu recuperato in zona. Sul retro dell’attuale cucina, è ancora visibile l’arco della porta di quel primo stabile, e al primo piano la chiave dell’arco reca incisa la data 1762. Il piccolo fabbricato bastava a trattare la vendemmia annuale.
Nel 1788, al termine di un’avventurosa carriera di soldato, Joseph Guillierme, di origine savoiarde, acquistò la vigna e ingrandì il piccolo torchio, facendolo diventare un’imponente fattoria. Le pietre occorrenti furono prelevate dal castello di Saconnex-d’Arve, che era appena stato demolito. Il materiale così recuperato servì soprattutto per erigere la piccionaia, e le feritoie medievali divennero le aperture dei nidi dei piccioni. All’epoca, questi volatili erano allevati per la loro carne.
Nel 1820, l’edificio fu ingrandito per la seconda volta con l’aggiunta di un vasto corpo utilitario. Per realizzare le pareti interne, fu usata l’argilla. La produzione agricola non era più destinata primariamente al fabbisogno domestico, bensì al mercato. Le stalle ospitavano fino a cinquanta capi di bestiame, allevati con criteri razionali per la mungitura e la macellazione. L’ampio portone della stalla rispetta i parametri oggi vigenti per il libero andirivieni degli animali a stabulazione libera. I braccianti agricoli dovevano accontentarsi di molto meno. Non disponevano di un tinello, ma di una cucina abitabile, come in Ticino. I proprietari si tenevano invece alla larga dai fetori del bestiame e vivevano in una dimora lontana 200 metri dalla fattoria.
Le fattorie e i paesaggi mutano costantemente. I cambiamenti economici esigono nuove forme edilizie. Tre sono gli stadi evolutivi che hanno interessato la struttura. In questo caso, non si è cercato di recuperare uno stadio precedente della costruzione, ma di seguire passo passo e di rendere visibili tutte le trasformazioni succedutesi nel corso dei secoli.
Dove un tempo venivano ricoverate le bestie, oggi sostano in deposito i tranvai.