Il rumore della sega che va su e giù nella Segheria di Rafz ZH(691)si ode già da lontano. Quasi ogni giorno, i segantini del Museo la mettono in funzione con gesti e metodi antichi. La sega è azionata dalla forza idrica: vedere l’acqua che scorre nel canaletto e cade nelle pale sagomate della ruota verticale mettendo così in moto un complesso sistema di ingranaggi e cinghie di trasmissione è uno spettacolo da non perdere.
Hans Nyffenegger è uno dei segantini del Museo e conosce a menadito questo impianto, una sega alternata costruita 115 anni or sono. Gli piace mostrare quanto bene si possa lavorare anche in questo modo. «Gli assi che seghiamo sono usati nella misura dell’80-90 per cento per i lavori necessari qui al Museo, il resto lo vendiamo», dice. Per segare un tronco, ci vogliono dai 10 ai 30 minuti, dipende dal tipo di legno, dalla profondità del taglio e dell’affilatura della lama.
Lavorare in segheria è una bella faticaccia. Bisogna anche scortecciare i tronchi, spostare e impilare gli assi. L’esperienza insegna a usare la forza con parsimonia. Hans Nyffenegger ha seguito una formazione di segantino e appartiene a una dinastia di segantini. Sa quindi come comportarsi, che velocità di avanzamento dare e quando è necessario affilare di nuovo la lama, di solito dopo quattro-cinque mezze giornate.